The Climate Summit è un’organizzazione globale di individui ed istituzioni consapevoli impegnati ad indirizzare i problemi del cambiamento climatico e dello sviluppo sostenibile. Noi utilizziamo tecnologie di comunicazioni comuni, innovative ed avanzate per aumentare la presa di coscienza e creare un forum attraverso il quale la comunità può unirisi per discutere, deliberare ed agire.
sabato 7 aprile 2012
domenica 1 aprile 2012
Il satellite russo Meteor 1-1 cade in Antartide
Meteor 1-1, il primo satellite meteoroogico pienamente operativo dell'Unione Sovietica è caduto in Antartide dopo più di quattro decenni in orbita in base al comunicato stampa del Ministero della Difesa russo.
"Secondo i dati forniti dal Main Center for Space Reconnaissance, che è parte delle Forze Spaziali della Russia, frammenti del satellite Meteor 1-1 sono entrati nell'atmosfera terrestre alle 02.17 ora di Mosca, martedi 27 marzo 2012" ha affermato il portavoce delle Forze Spaziali russe, Colonnello Alexey Zolotukhin.
Il funzionario ha aggiunto che il defunto satellite è caduto nella Terra Regina Maud, regione in Antartide, a circa 690 chilometri dalla stazione di ricerca argentina Belgrano II.
La serie di satelliti Meteor furono sviluppato dall'Unione Sovietica durante gli anni '60. Il 26 marzo 1969 un razzo Vostok lanciò il Meteor 1-1, che fu inizialmente posta in orbita ad una altitudine di 650 chilometri. Due pannelli solari furono automaticamente orientati verso il Sole per fornire alla sonda la massima quantità di energia solare.
Meteor 1-1 fornì le osservazioni globali dei sistemi meteorologici della Terra, le coperture nuvolose, le regioni ghiacciate e quelle ricche di neve, la radiazione riflessa ed emessa durante il giorno e la notte dal sistema Terra-atmosfera per uso di tipo operativo da parte del servizio meteorologico sovietico.
Alcuni dei dati e alcune immagini televisive provenienti dal satellite furono distribuite ai centri meteorologici di tutto il mondo.
Il Governo russo sta progettando di ripristinare la rete sovietica di satelliti meteorologici che potrebbe aiutare a monitorare le condizioni climatiche in tutte i novi fusi orari dell'intero paese. Attualmente la Russia deve utilizzare i dati meteorologici provenienti da Agenzie Meteorologiche statunitensi ed europee.
Fonte: RIA Novosti: http://en.rian.ru/
SpaceDaily.Com: http://www.spacedaily.com/reports/Soviet_Weather_Satellite_to_Fall_to_Earth_999.html
e http://www.spacedaily.com/reports/Soviet_Weather_Satellite_Falls_in_Antarctica_999.html
Sabrina
sabato 31 marzo 2012
L'ora della Terra

Ben 147 paesi hanno aderito all'Ora della Terra insieme al WWF che ha promosso l'iniziativa coinvolgendo cittadini, paesi, istituzioni, imprese e privati cittadini per vincere la sfida del cambiamento climatico.
Oggi 31 marzo 2012 il mondo ha spento le luci per un'ora. In tutto il mondo, i principali monumenti, le città, i paesi e le case hanno aderito all'iniziativa "L'Ora della Terra" (Earth Hour), che in Italia è iniziata alle 20.30. Questa iniziativa è a favore della protezione del nostro pianeta Terra favorendo il risparmio energetico e l'emergenza globale del clima.
L'annuncio sul sito del WWF era: "...dall’Australia, con l’Opera House e l’Harbour Bridge di Sidney, passerà in Giappone con la Torre di Tokio e il Taipei 101, in Cina la Grande Muraglia e lo Stadio Nazionale di Pechino (Nido d'uccello), il Giardino Sacro di Lumbini in Nepal, il “Gateway of India”, simbolo della città di Mumbai, il BurjKhalifa il grattacielo più alto del mondo in Dubai, per passare all’Africa con la Table Mountain di CapeTown, all’Europa con le mura di Dubrovnik, la Tour Eiffel e il Louvre a Parigi, la Porta di Brandeburgo, l’Allianz Arena di Monaco, Buckingham Palace, il Tower Bridge e il Big Ben a Londra, mentre in America andranno al buio la statua del Cristo Redentore di Rio, la CN Tower di Toronto, la “Las Vegas Strip”, una delle vie più famose e illuminate del mondo, e poi Times Square, l'Empire State Building, la sede delle Nazioni Unite, i siti dell’UNESCO e molti altro ancora, fino al gran finale alle isole Cook, alle 8.30 italiane di domani mattina. Tra le new entries, anche Libia, Algeria, Bhutan e Guinea francese. E si spegneranno uffici e abitazioni private, con migliaia di eventi e iniziative speciali in tutto il pianeta" [Fonte WWF.]
Sito web del WWF: http://wwf.it/oradellaterra/ .
http://www.youtube.com/watch?v=mE36CsVDV3k&feature=player_embedded
Sito web del WWF: http://wwf.it/oradellaterra/ .
Video interessante che promuove l'iniziativa: http://www.youtube.com/watch?v=mE36CsVDV3k&feature=player_embedded .
Sabrina
L'eruzione del vulcano Grímsvötn dallo spazio

Il Moderate Resolution Imaging Spectroradiometer (MODIS) del satellite Terra della NASA catturò questa immagine a colori naturali alle ore 13 locali del giorno successivo, il 22 maggio 2011. MODIS installato sul satellite Aqua della NASA aveva catturato un'altra immagine del vulcano circa otto ore prima.
Sopra la sommità di Grímsvötn, la cenere vulcanica formò un pennacchio di forma circolare e di colore marrone che sovrastava le nubi circostanti. Nel sud-est, la cenere colorò la neve superficiale di colore marrone scuro. La cenere del vulcano ridusse la visibilità fino a 50 metri in alcuni paesi dell'Islanda. La Compagnia aerea Iceland Review Online di origine islandese riferì che a causa della cenere furono chiusi alcuni aeroporti, come quello di Keflavik, l'aeroporto più grande dell'isola, e in alcuni posti si fece buio com fosse notte.
Un dettaglio del vulcano visto dallo spazio. Crediti: NASA/Jeff Schmaltz, MODIS Rapid Response Team presso il GSFC della NASA.
I pennacchi dei vulcani possono provocare dei fulmni e quello di Grímsvötn produsse una tempesta di fulmini piuttosto intensa. Al suo culmine il temporale registrò così tante saette all'ora che erano pari a quelle registrate su Eyjafjallajökull l'anno precedente.
Fonte Earth Observatory: Eruption of Grímsvötn Volcano, Iceland: http://earthobservatory.nasa.gov/NaturalHazards/view.php?id=50684
Image of the day-NASA: http://www.nasa.gov/multimedia/imagegallery/image_feature_1954.html
sabato 21 gennaio 2012
Costa Concordia: è già contaminazione ambientale
La nave Concordia della flotta della Costa Crociere era partita mercoledì 11 gennaio da Cagliari e venerdì aveva fatto tappa a Civitavecchia da cui era salpata alla volta di Savona, terza tappa di un viaggio di otto giorni nel Mediterraneo.
Alle 21,45 di venerdì 13 gennaio, durante un passaggio ravvicinato di fronte al porto del Giglio che il comandante poi definirà "manovra turistica", la Concordia si incaglia sugli scogli. A bordo ci sono più di 4.200 persone tra equipaggio e passeggeri.
Subito dopo l'impatto lo scafo comincia a imbarcare acqua e si inclina sul fianco destro.
Con un forte ritardo iniziano le operazioni di evacuazione dei passeggeri e del personale. I battelli di salvataggio vengono calati in mare con molta difficoltà perché urtano contro lo scafo della nave che si sta inclinando dalla parte opposta
Panico e calca di fronte alle principali uscite, prima di poter salire sulle scialuppe, passeggeri in fuga sul ponte della nave già inclinata: battelli di salvataggio non utilizzabili dal lato in acqua, gli altri non sufficienti per l'intero equipaggio e i passeggeri.
Al momento vi sono venti dispersi nell'elenco ufficiale della Costa Crociere e 12 i morti recuperati in mare.
«Il recupero del carburante è tra i primi obiettivi, ma prima di tutto rimane il recupero delle persone. L'attività di ricerca dei dispersi continua e si conserva ancora la speranza di trovare persone in vita, ma comunque l'obiettivo è quello di ritrovare le persone dichiarate disperse, non rintracciate e che potrebbero trovarsi all'interno del relitto» ha affermato il Capo del Dipartimento della Protezione Civile, Franco Gabrielli, appena nominato Commissario Delegato all'Emergenza. Ma al tempo stesso, ha precisato Gabrielli, «dobbiamo cominciare quanto prima l'attività di recupero del carburante. E quindi ho chiesto al comitato scientifico di mettermi nelle condizioni di poter decidere su questo al più presto».
«Noi siamo concentrati su quelle 2.400 tonnellate di carburante» ha continuato Gabrielli «ma non dobbiamo dimenticare che in quella nave ci sono olio, solventi, detersivi. Tutto ciò che serve ad una cittadina di 4 mila persone». Il petrolio è contenuto in 13 casse, una parte a dritta, un'altra a poppa e nel vano motore. «Con del vapore si fa uscire il petrolio poi raccolto con una manichetta e trasferito in una cisterna. Dal vapore si immette acqua nella cassa per mantenere stabile nave» è quanto è stato raccontato durante una conferenza stampa tenuta ieri dopo la riunione con il consiglio scientifico. Il tratto di mare intorno alla nave sarà circoscritto di pannelli per limitare la diffusione di un'eventuale fuoriuscita di petrolio.
Qui sopra, sommozzatori e capitaneria di porto stanno lavorando continuamente per recuperare i passeggeri a bordo di Costa Concordia. Fonte: Corriere della Sera.
Il Corriere della Sera dedica questo speciale alla Tragedia del Giglio: http://www.corriere.it/cronache/speciali/2012/la-tragedia-del-giglio/ . Il riassunto iniziale è tratto da questo speciale come tutte le immagini.
Un'immagine subacquea del relitto riprese dalla Guardia di Finanza rievocano quelle spettacolari di qualche film. Fonte Corriere della Sera/Olycom.
Sabrina
martedì 3 gennaio 2012
Nuovi studi sul surriscaldamento del permafrost artico
di Umberto Genovese
Mentre i segnali di una catastrofe ambientale di enorme portata sta allarmando seriamente gli scienziati, il massimo interesse della politica mondiale pare concentrata su “escortate” come il mantenimento in vita dell’attuale modello di sviluppo economico piuttosto che il benessere del pianeta e la democrazia dei popoli. L’ideologia che è alla base del disastro planetario lungi dall’essere messa pubblicamente sotto accusa [1] viene ancora strenuamente difesa da ottusi ottuagenari e i loro poco più giovani lacché, tant’è che tutte le conferenze internazionali sul clima sono miseramente fallite – l’ultima è quella di Durbans in Sud Africa – per miopi interessi di bottega.
Il dipartimento americano per l’energia (DOE) ha iniziato un programma di ricerca per indagare gli effetti sul clima se i 1500 miliardi di tonnellate di carbonio organico congelati nel permafrost della fascia artica (Siberia, Canada, Alaska, Nord Europa) dovessero essere scongelati dal riscaldamento globale [2].
Questo programma – dal costo di 100 milioni di dollari – si chiama Next-Generation Ecosystem Experiments (Ngee) e serve per sviluppare un raffinato modello di simulazione di come microbi del suolo, piante e acque sotterranee possono reagire e controllare l’immensa quantità di carbonio [3] immagazzinato nella tundra artica. Il modello climatico che uscirà da questo esperimento verrà incluso nei modelli previsionali dell’andamento climatico terrestre per i prossimi 50-100 anni.
Il programma cercherà di analizzare gli effetti del cambiamento climatico dalla più piccola scala molecolare fino alle dimensioni delle cellule climatiche ambientali che misurano dai 30 ai 100 km di lato.
Altre ricerche precedenti avevano stimato che un riscaldamento di 2,5 ° C nell’Artico entro il 2040 potrebbe causare il rilascio tra i 30 e i 63 miliardi di tonnellate di carbonio [4.] Le attuali emissioni globali di CO2 derivate dalla combustione di combustibili fossili, la deforestazione e le altre attività umane sono stimate complessivamente di oltre 10 miliardi di tonnellate l’anno.
I ricercatori sono particolarmente preoccupati per il fatto che che il disgelo del permafrost rilascerà il carbonio nell’atmosfera principalmente sotto forma di metano [5], un gas serra molto più potente del biossido di carbonio, che potrebbe accelerare il riscaldamento globale con conseguenze difficilmente immaginabili [6].
La squadra di progetto Ngee coinvolgerà circa 50 ricercatori ed è una collaborazione tra i laboratori del dipartimento di energia nazionale e l’Università dell’Alaska Fairbanks.
Il programma Ngee probabilmente verrà esteso anche ad altri ricercatori internazionali che vorranno includere zone artiche fuori dall’Alaska.
Fonti:
http://www.nature.com/news/permafrost-science-heats-up-in-the-united-states-1.9681
[1] Il Punto Triplo dell’Umanità: http://ilpoliedrico.altervista.org/2011/10/il-punto-triplo-dellumanita.html
[2] Il Global Warming esiste davvero: http://ilpoliedrico.altervista.org/2011/10/il-global-warming-esiste-davvero.html
[3] Le forme principali di carbonio immagazzinato nella tundra artica sono anidride carbonica e metano.
[4] Alto rischio di disgelo del permafrost: http://www.nature.com/nature/journal/v480/n7375/full/480032a.html
[5] Una analoga preoccupazione era stata espressa su questo Blog: Meteorologia e riscaldamento globale: http://ilpoliedrico.altervista.org/2010/02/meteorologia-e-riscaldamento-globale.html
[6] La tossicità del metano per l’attuale ecosistema si mostra nei modi più impensati: Le nubi nottilucenti e il buco nell’ozono artico: http://ilpoliedrico.altervista.org/2011/11/le-nubi-nottilucenti-e-il-buco-nellozono-artico.html .
Pubblicato inizialmente su Il Poliedrico: http://ilpoliedrico.altervista.org/, in particolare su: http://ilpoliedrico.altervista.org/2011/12/nuovi-studi-sul-surriscaldamento-del-permafrost-artico.html .
Umberto
La stagione degli uragani 2011 negli Stati Uniti
L'uragano Irene visto dallo spazio. Credit: NOAA/NASA.
La serie di satelliti GOES della NASA forniscono ogni trenta minuti informazioni satellitari per gli Stati Uniti sulla formazione di uragani e cicloni che si abbattono durante la stagione degli uragani. GOES-11 e GOES-13 forniscono dati nell'infrarosso e nel visibile per la parte occidentale e orientale degli Stati Uniti e per la zona del Pacifico orientale e dell'Oceano Atlantico.
La stagione degli uragani nel 2011 è ora disponibile in questo video del NOAA:
http://www.youtube.com/watch?v=fX7Q-0QuID4
I satelliti GOES hanno operato da parte del National Oceanic and Atmopheric Administration. NOAA ha dato poco pubblicato online questo video del satellite GOES-13 che ci conduce attraverso i 19 cicloni tropicali che si sono formati durante la stagione degli uragani 2011. Il progetto GOES della NASA viene gestito dal Goddard Space Flight Center a Greenbelt, Maryland.
Per ulteriori informazioni sull'attività degli uragani e per i dati di GOES-13 ricavati ogni singolo mese si visiti la pagina: http://goes.gsfc.nasa.gov/text/goes13results.html#2011_alley.jpg
Il satellite GOES-13 della NASA ha preso un'immagine davvero impressionante catturando ben quattro sistemi tropicali nell'Oceano Atlantico lo scorso 8 settembre 2011. L'uragano Katia nell'Atlantico orientale tra le Bermuda e la costa orientale americana; il ciclone tropicale Lee che ha toccato e distrutto le coste nord orientali degli Stati Uniti; il ciclone tropicale Maria nell'Oceano Atlantico centrale e il ciclone tropicale Nate nella Baia di Campeche, nel Golfo del Messico. Credit: NAS/NOAA GEOES Project.
La stagione degli uragani è terminata ufficilamente lo scorso 30 novembre 2011 ed è stata una stagione molto attiva. L'animazione del satellite GOES-13 mostra i 19 cicloni tropicali, di cui sette sono stati elevati allo stato di uragano e tre di grande uragano. Questa è stata la stagione più ricca di uragani dal 1995. L'uragano Irene e il ciclone tropicale Lee sono stati sicuramente quelle che hanno fatto più notizia: Irene per la sua devastazione in vari stati e Lee per le sue forti piogge e le innondazioni che hanno seminato molto pericolo e morte. Lo stato del Vermont ha registrato il record di precipitazioni e alcune delle innondazioni più gravi mai registrate.
Secondo il NOAA, "l'uragano Irene ha avuto effetti nei Caraibi, negli Stati Uniti, portando 43 morti e rapprensentando la maggior devastazione con danni pari a 7,3 miliardi di dollari. Irene è stato il primo uragano nel New Jersey degli ultimi 108 anni".
Il National Hurricane Center del NOAA ha riferito che le prime otto tempeste tropicali non hanno raggiunto lo stato di uragano, un record che non si aveva da quando sono iniziati gli studi e la catalogazione, nel 1851.
Si può consultare la pagina Hurricane Page Archive for 2011 della NASA che racoglie l'archivio dati degli uragani del 2011: http://www.nasa.gov/hurricane
Fonte Rob Gutro, NASA's Goddard Space Flight Center, Greenbelt, Md.
http://www.nasa.gov/mission_pages/hurricanes/features/2011HurricaneSeason.html
Video disponibile su: http://www.youtube.com/watch?v=fX7Q-0QuID4
Altre informazioni su: NOAA National Oceanic And Atmopheric Administration: Active 2011 Hurricane Season Breaks "Hurricane Amnesia": http://www.noaanews.noaa.gov/stories2011/20111128_endofhurricaneseason_2011.html
NASA Hurricane Archive: http://www.nasa.gov/mission_pages/hurricanes/archives/index.html
Informazioni sull'uragano Irene: http://www.nasa.gov/mission_pages/hurricanes/archives/2011/h2011_Irene.html
Informazioni sul ciclone tropicale Lee: http://www.nasa.gov/mission_pages/hurricanes/archives/2011/h2011_Lee.html
Sabrina