lunedì 27 dicembre 2010

Venezia e il Global Warming

Acqua alta in Piazza San Marco.
Fonte: http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/9/9b/Venezia_acqua_alta_notte_2005.jpg
.

Oramai siamo arrivati a quota 200. E' il numero di volte che Piazza San Marco si è trovata allagata. Questi dati sono davvero preoccupanti.

I negozianti, ristoratori e gli artigiani veneziani sono oramai rassegnati, tristi e preoccupati. Sanno sicuramente di vivere in una città che dà molto, ma che prende anche molto.
Quando c'è acqua alta, l'attività a Venezia si ferma: i clienti non ci sono e i commercianti sono impegnati a pulire. Non si può parlare di "continuità lavorativa" e neppure i guadagni sono confrontabili con quelle delle altre città. Le nuove aziende che vorrebbero insediarsi a Venezia tengono conto di questa situazione oramai drammatica col risultato che solo le ditte più grosse possono permettersi di rimanere ancora a Venezia dato che i dipendenti, acqua alta o meno, devono comunque venire pagati.

L'intervista a Paolo Canestrelli, responsabile del centro previsioni e segnalazione maree del Comune di Venezia, su quotidiano Il Gazzettino di Venezia del 5 dicembre 2010, riporta dati allarmanti. Secondo il punto di vista dell’ingegnere Canestrelli, il numero alto di alta marea a Venezia è legato all'aumento del medio mare. I dati confermano un aumento di cinque centimetri in più rispetto all'anno scorso del livello del Mare Adriatico con una frequenza di alta marea che ha superato ogni record.
Attualmente, il livello è di 38 centimetri (5 centimetri in più rispetto all'anno scorso) dopo che il livello del mare era rimasto fermo sui 22-23 centimetri per oltre cinquant'anni. Ma probabilmente, questo valore di 38 centimetri è destinato a calare nei prossimi mesi, fino a tornare a livelli normali.

C'è bisogno di tempo per confermare questa ipotesi perché i dati statistici attualmente non sono sufficienti per poter prevedere l'andamento del fenomeno. La statistica ha bisogno di grandi numeri e 2-3 anni sono pochi.

Il motivo dell'innalzamento del livello del Mare Adriatico è legato all'abbassamento della pressione delle sue acque che può aver comportato un aumento delle temperature, con il conseguente scioglimento dei ghiacciai. Sono gli effetti del global warming che si manifestano anche localmente su una città come Venezia.

Sabrina

sabato 23 ottobre 2010

NAPOLI, RIFIUTI E SOSTENIBILITA'

Se qualcuno pensa che siamo dei teorici che si occupano soltanto di guardare se la temperatura aumenta e spaventarci, mentre quando a Terzigno inceneriscono i rifiuti voltiamo la testa perchè non ha nulla a che fare con il clima, si sbaglia di grosso. Primo, perchè quello che sta succedendo (ed è successo in passato) a Napoli, a Terzigno e buona parte della Campania è di una gravità inauditai, che non può far rimanere indifferenti. Secondo, perchè nella nostra missione è incluso la discussione sui problemi della sostenibilità. Una gestione dei rifiuti rientra in questi temi. La domanda è: perchè dopo tanto sbandieramento di soluzioni (da due anni) non si è provveduto ad una raccolta differenziata e alla bonifica delle aree? E perchè i governi della Regione Campania che si sono succeduti non hanno fatto nulla? Per ora, ecco qui la legge vigente sui rifiuti, mentre ecco qui trovate la legisazione nazionale, qui le leggi regionale e qui la legislazione europea. Se vedete movimenti strani vicino ad una discarica, controllate e poi agite denunciando tutto alla magistratura.

domenica 26 settembre 2010

CAMBIAMENTI SUL KILIMANGIARO




Il Monte Kilimangiaro, la montagna più alta dell'Africa, raggiunge i 5.890 metri. Qui è stato ripreso, a sinistra, il 17 febbraio 1993, a destra il 21 febbraio 2000. In sette anni è ben visibile la forte riduzione della cappa di ghiaccio.

Crediti: NASA/USGS Landsat satellite. Jim Williams, NASA GSFR Scientific Visualization Studio e The Landsat 7 Science Team.

Sabrina

lunedì 6 settembre 2010

UNO SCIENZIATO SBUGIARDA IL NEGAZIONISTA “U.S. SENATE MINORITY REPORT”

Questo post, probabilmente, dovevo inserirlo già tempo fa, ma tanti impegni mi hanno impedito di farlo: lo pubblico ora che si avvicina Mexico 2010, per far capire chi sono i cosiddetti “negazionisti”. Nel Dicembre del 2008, è stato pubblicato il “U. S. Senate Minority Report: More Than 650 International Scientists Dissent Over Man-Made Global Warming Claims Scientists Continue to Debunk “Consensus” in 2008 (d’ora in avanti lo chiameremo “minority report”). Le persone citate come fonte nel documento dovrebbero, pertanto, essere contrarie ad un riscaldamento globale dovuto principalmente alle attività umane. A pagina 194, il Professor Rayner, uno dei maggiori esperti di cambiamenti climatici, viene citato come fonte contraria alla natura antropogenica delle attività umane. Conoscendolo come un’autorità in materia, gli ho chiesto quale fosse la sua opinione in proposito. Ecco la sua risposta in inglese

Giovanni:
I have been convinced since the late 1980s that climate change is largely anthropogenic and represents a serious strategic challenge for humanity to manage. I have never been a “scientific skeptic” although there have been occasions when I have been critical of overstated confidence for specific projections and the use of extreme scenarios in order to frighten people into taking action.

It is true that I have been consistently critical of the FCCC and Kyoto route for managing the problem of climate change and its impacts.

I have never directly confronted the authors of the “minority report”, although I have twice been asked by journalists about it and in each case I have made my position clear and asked them to convey to the publishers my view that my inclusion is inappropriate. The publishers apparently take the view that being a skeptic of current policy is sufficient to justify my inclusion and have ignored the calls for my removal from the list.

Steve

Steve Rayner
James Martin Professor of Science and Civilization,
Director, Insitute for Science Innovation and Society,
University of Oxford,
Honorary Professor of Climate Change and Society,
University of Copenhagen,


Provo a tradurlo al meglio in italiano, parola per parola, per chi non conosce l’inglese

Giovanni,
Sono stato convinto sin dalla fine degli anni ‘80 che il cambiamento climatico è largamente antropogenico e rappresenta una seria sfida strategica per l’umanità da gestire. Io non sono mai stato uno “scettico scientifico” sebbene ci siano state occasioni quando sono stato critico sulla fiducia esagerata per proiezioni specifiche e l’uso di scenari estremi per intimorire le persone nel prendere azioni.

E’ vero che sono stato consistentemente critico sulla strada del FCCC e Kyoto per gestire il problema dei cambiamenti climatici e dei suoi impatti.

Non mi sono mai direttamente confrontato con gli autori del “minority report”, sebbene mi sia stato chiesto a tal proposito due volte da giornalisti e in ogni caso ho espresso la mia posizione chiara ed ho chiesto loro di comunicare agli editori (del minority report, n.d.t) il mio giudizio che la mia inclusione è inappropriata. Gli editori apparentemente hanno l’opinione che essere uno scettico della politica corrente è sufficiente per giustificare la mia inclusione ed hanno ignorato le chiamate per una mia rimozione dalla lista.


Questo caso dimostra la vera natura del “miniroty report”: un documento ideologico e disinformativo che travisa le affermazioni di persone, come successo per il Professor Rayner.

domenica 5 settembre 2010

IL CLIMATE SUMMIT SU FORESTE E CAMBIAMENTO CLIMATICO


Disponibile su: http://www.nemus.it/immagine/news05_9Foreste.jpg .

La Commissione Europea ha avviato una consultazione pubblica sul "Green Paper on Forest Protection and Information in the EU: Preparing Forests for Climate Change". La consultazione è terminata il 31 luglio.

Il Climate Summit European Coordination ha preparato e presentato alla Commissione Europea un documento in risposta a tale consultazione pubblica.

Il documento è disponibile su:
https://docs.google.com/fileview?id=0ByVUO3Er12PJYmJiNjQxNjQtYWFiMy00MjdjLTgzZDYtYWUxZWE4Y2ZiMjJh&hl=it&pli=1

venerdì 20 agosto 2010

GLI INCENDI IN BRASILE

Cortesia: MODIS Rapid Response Team - NASA GSFC.

Vari incendi, divampati lungo il bordo sud orientale della Foresta Pluviale Amazzonica, sono stati ripresi dal Moderate Resolution Imaging Spectroradiometer (MODIS) a bordo del satellite Aqua della NASA il 17 agosto scorso. Il rosso marca il contorno del luogo ove il sensore MODIS ha rilevato un picco termico, molto probabilmente un incendio. Un fumo denso vela la foresta verde, qui in grigio.

Gli incendi vengono usati frequentemente per eliminare gli alberi e far spazio a nuove terre di pascolo o per le colture. La maggior parte di questi incendi, ripresi in questa immagine, sono raggruppati lungo il bordo della foresta che si affaccia su terreni già ripuliti in precedenza, e che qui appaiono di color marrone. Non è possibile da una sola immagine risalire alle cause degli incendi, anche se la loro posizione, al margine della foresta, suggerisce che siano di natura dolosa.

Misurazioni compiute da satellite forniscono una visione d'insieme dell'estensione del fuoco in un'area vasta e remota come il Bacino dell'Amazzonia. E' anche vero che gli incendi divampano durante la stagione secca con una certa periodicità, ma il 2010 ha mostrato di essere un anno davvero insolito. Secondo quanto riportato dalla BBC News, i satelliti hanno rilevato un aumento di un fattore tre nel numeo di incendi in cinque stati brasiliani.


Fonte Earth Observatory - NASA:

http://earthobservatory.nasa.gov/NaturalHazards/view.php?id=45349. Riferimenti: BBC News, 15 agosto 2010, Cortesia immagini: MODIS Rapid Response Team del NASA GSFC.
Sabrina

domenica 15 agosto 2010

DALLO SPAZIO UNA RISPOSTA AI CAMBIAMENTI CLIMATICI


L'immagine di sinistra è stata ottenuta nell'aprile 2001. Essa mostra il calore irradiato dalla superficie e dall'atmosfera terrestre verso lo spazio esterno. L'immagine di destra, che risale sempre all'aprile 2001, mostra la radiazione solare riflessa indietro nello spazio dagli oceani, dalle distese terrestri, dalle nubi e dall'aerosol.

Per comprendere in modo più preciso e accurato i cambiamenti climatici è necessario capire che cosa determina le variazioni nell'equilibrio energetico terrestre.
Entrambe le foto sono state riprese da CERES (Clouds and the Earth's Radiant Energy System) e potranno aiutare a trovare una risposta.


Fonte NASA Earth-Climate Change: http://climate.nasa.gov/stateOfFlux/index.cfm.
Crediti: Atmospheric Sciences Data Center e CERES Science Team presso il Langley Research Center della NASA. Immagine di Tom Bridgman, NASA Goddard Space Flight Center Scientific Visualization Studio.

martedì 3 agosto 2010

IL CARBONIO NERO RESPONSABILE DEL RISCALDAMENTO GLOBALE

Fonte: http://globalwarming1.net/Effects_of_Global_Warming.jpg .

L'aumento del rapporto tra il carbonio nero e i solfati nell'atmosfera comporterebbe un aumento del riscaldamento globale. E' il risultato emerso dal lavoro portato avanti da un team di ricercatori dell'Università dell'Iowa e pubblicato il 25 luglio scorso nella rivista Nature Geoscience.

Il carbonio nero - che viene emesso dai motori diesel e da alcuni forni di cottura - è considerato uno dei fattori del riscaldamento globale e una componente importante dell'inquinamento dell'aria in tutto il mondo secondo Greg Carmichael, Professore di chimica e ingegneria biochimica presso l'UI College of Engineering e co-direttore del Center for Global and Regional Environmental Research dell'UI. I solfati vengono riversati nell'atmosfera in grandi quantità in conseguenza di vari processi industriali.

Il team di ricerca è composto da Ramanathan e Y. Feng del Scripps Institution of Oceanography, La Jolla, California; da S-C. Yoon e S-W. Kim del Seoul National University, Sud Corea, e da J. J. Schauer dell'University of Wisconsin, Madison.

Allo scopo di portare a termine i loro studi, i ricercatori hanno compiuto degli studi al suolo analizzando dei campioni di aria nell'isola Cheju in Sud Corea e, successivamente, sono passati al campionamento dell'aria ad altitudini comprese tra i 100 e i 15.000 piedi utilizzando delle sonde senza pilota (UAV).
E' emerso che la quantità di radiazione solare assorbita aumenta con l'aumento del rapporto del carbonio nero/solfati. Inoltre, le emissioni di carbonio nero derivanti dai combustibili fossili causerebbero il 100% in più di riscaldamento rispetto ai derivati della combustione delle biomasse.

"Questi risultati erano stati indicati dalle teorie ma mai verificati dalle osservazioni prima d'ora" ha affermato Carmichael. "C'è attualmente un grande interesse nello sviluppo di strategie per ridurre il carbonio nero, poiché che esso offre l'opportunità di diminuire al tempo stesso l'inquinamento dell'aria e il riscaldamento globale".

Gli autori suggeriscono che le politiche di mitigazione sul clima potrebbero permettere di ridurre il rapporto carbonio nero/solfati nelle emissioni, oltre alla quantità di carbonio nero liberato nell’atmosfera.

In un articolo pubblicato nel maggio 2008 su Nature Geoscience, Carmichael e Ramanathan hanno trovato che l’emissione del carbonio nero dal motore diesel e la fuliggine dai forni domestici, usati soprattutto in Asia, possono giocare un ruolo fondamentale sul riscaldamento globale, più importante di quanto ritenuto finora.I ricercatori nello stesso articolo hanno sottolineato il fatto che i forni a carbone in Cina e in India producono circa un terzo del carbonio nero; i rimanenti due terzi sono dovuti soprattutto alle emissioni dei motori diesel in Europa e in tutti i paesi in cui se ne fa uso.

Infine, la fuliggine e le altre forme di carbonio nero potrebbero uguagliare fino a circa un 60% l'attuale effetto di riscaldamento globale dovuta all'anidride carbonica, principale gas responsabile dell'effetto serra.

sabato 17 luglio 2010

SI ALZA IL LIVELLO DEL MARE NELL'OCEANO INDIANO

La circolazione atmosferica. Fonte: http://cameraobscura.busdraghi.net/wp-content/uploads/2008/05/circolazione_atmosferica.jpg


Da quanto emerge in un recente studio, il livello del mare sta aumentando in modo non uniforme nell'Oceano Indiano, mettendo a rischio milioni di persone lungo le coste del Bangladesh, Indonesia e Sri Lanka.

Ricercatori dall'Università del Colorado e del Centro Nazionale per la Ricerca Atmosferica affermano che l'aumento del livello del mare è causato in parte dal cambiamento climatico ed è provocato dal riscaldamento delle acque e dai cambiamenti alle strutture della circolazione atmosferica. Questo lavoro è stato pubblicato recentemente su Nature Geoscience.

Nel suo discorso ufficiale al momento del ricevimento del Premio Nobel per la Pace l'anno scorso, il Presidente Americano Barack Obama ha messo in guardia che se il mondo non farà nulla per affrontare il cambiamento climatico, "dovremo fronteggiare più problemi di siccità, carestia e spostamento di massa che provocheranno conflitti per vari decenni".
Gli autori di quest'ultimo studio affermano che un innalzamento dei mari potrebbe far peggiorare le piene monsoniche, causare danni ai raccolti per il mercato, alle case e ai mezzi di sussistenza. Inoltre, si insiste sul fatto che una migliore conoscenza dei cambiamenti climatici è necessaria per una migliore valutazione dei rischi e per poterli pianificare al meglio in futuro.
Il livello dei mari in generale sta aumentando globalmente di circa 3 mm all'anno. I ricercatori danno la colpa dell'aumento di temperature alla maggiore quantità di gas serra, come il biossido di carbonio prodotto dal bruciamento dei combustibili fossili, che intrappola il calore nell'atmosfera.Gli oceani assorbono una grande quantità di questo calore extra che porta all'innalzamento del livello dei mari. Temperature più calde producono pure lo scioglimento dei ghiacciai e di alcune parti dei ghiacci che ricoprono la Groenlandia e l'Antartide orientale.
Il gruppo di ricercatori nei loro studi hanno utilizzato dati di misura della marea a lungo termine, osservazioni da satellite e modelli climatologici ottenuti col computer per costruire un'immagine realistica dell'incremento del livello del mare nell'Oceano Indiano fin dagli anni Sessanta.Si è trovato che l'aumento del livello delle acque è considerevole soprattutto lungo le coste della Baia del Bengala, del Mare Arabico, dello Sri Lanka, di Sumatra, Giava e che queste aree potrebbero soffrire aumenti più grandi che non quelli a livello globale.
Inoltre, è emerso che i livelli dei mari stanno calando in altre zone. Lo studio indica che le Isole Seychelles e Zanzibar della costa della Tanzania mostrano la più vasta decrescita del livello del mare.

Ma questo innalzamento del livello del mare non risulta uniforme sulla superficie terrestre. Un ruolo chiave in questo processo è un'area d'acqua calda Indo-Pacifico, una vasta area di forma ovale che attraversa gli oceani tropicali dalle coste dell'Africa fino al Pacifico dove si trova linea del cambiamento di data internazionale.Quest'area si è riscaldata di circa 0.5 °C negli ultimi 50 anni, soprattutto a causa delle emissioni di gas serra prodotte dall'uomo. L'acqua più calda ha rafforzato due delle principali strutture della circolazione atmosferica che hanno il maggiore impatto sui livelli delle acque."I nostri nuovi risultati mostrano che i cambiamenti della circolazione atmosferico-oceanica causata dall'uomo sull'Oceano Indiano, mai studiati prima, contribuiscono alla variabilità regionale del cambiamento del livello del mare" ha affermato Gerald Meehl del NCAR a Boulder, Colorado.

La causa fondamentale della circolazione atmosferica è il differente riscaldamento nelle diverse regioni sulla superficie terrestre parte del Sole, che in media è massimo all'equatore e minimo nelle regioni polari. Questa differenza di riscaldamento crea la necessità di trasferire calore dall'equatore verso i poli. Quindi, la circolazione atmosferica trasporta energia verso i poli diminuendo in questo modo la differenza di temperatura tra le regioni equatoriali e quelle polari.

Le due principali strutture dei venti nella regione sono le circolazioni Hadley e Walker.

Nella circolazione di Hadley i mari tropicali vicino all'equatore sono caldi, cosicchè anche l'aria sopra di essi lo è. L'aria sale e si sposta a nord e a sud dell'equatore verso aree più fredde, le aree subtropicali. Qui si raffredda e scende di altitudine. Quando quella massa di aria più fredda ridiscende verso la superficie e si dirige nuovamente verso l'equatore.

La circolazione di Walker si ha nell'atmosfera tra le regioni orientali e quelle occidentali del Pacifico tropicale. Man mano che il sole riscalda lo strato superiore dell'acqua a ovest, all'incirca vicino all'Indonesia e all'Australia, l'aria calda e umida sale nell'atmosfera, formando un sistema di bassa pressione a livello del mare. Man mano che l'aria sale, si raffredda e scarica la sua umidità sotto forma di piogge nella zona. L'aria secca viene spinta verso est dai venti dell'alta atmosfera. Viaggiando verso est l'aria diventa più fredda e pesante e quando raggiunge il Perú e l'Ecuador comincia a scendere. Si crea così un sistema di alta pressione vicino alla superficie del mare. E a bassa quota i venti alisei soffiano verso ovest, verso l'Indonesia, completando così il ciclo. Questi venti accumulano acqua più calda nel Pacifico occidentale al punto che lì il livello del mare è anche di 60 centimetri più alto e la temperatura superficiale dell'acqua è anche di 8 °C maggiore che in Ecuador.

Nel Pacifico orientale affiora acqua più fredda e ricca di sostanze nutritizie, facendo prosperare la vita marina. Questa fa sì che la temperatura superficiale del mare è più bassa a est che a ovest.Le cose sono, però, più complicate per la presenza di El Niño.

Fonte Reuters Africa:
http://af.reuters.com/article/commoditiesNews/idAFSGE66D06F20100714 .

UN ALTRO EVENTO IN AFRICA

Il Cameroonian youth green NGO, Vital Action for Sustainable Development (AVD) organizzerà il prossimo 3 agosto 2010 due sessioni di videoconferenze durante il Quinto Congresso Giovanile Mondiale (The 5th Wold Youth Congress) che si terrà ad Istanbul dal 31 luglio al 13 agosto 2010.

Lo scopo delle videoconferenze è quello di connettere le organizzazioni dei giovani africani, che lavorano su uno sviluppo sostenibile e sul cambiamento climatico, con delle discussioni che avranno come argomento il Post-COP15 Agenda, ossia tutto quello che si sta facendo da un punto di vista istituzionale dopo la Conferenza di Copenaghen del 2009 (COP15) sul clima organizzata dal'ONU.

Per maggiori informazioni si visiti il sito http://www.turkiye2010.org .

martedì 6 luglio 2010

Il Primo African Youth Summit sul cambiamento climatico


Jean Paul Brice Affana, membro del Climate Summit Africa, ci ha fatto pervenire la notizia di questo importante evento.

Il primo summit dei giovani africani sul cambiamento climatico (The First African Youth Summit on Climate Change, pagina web: http://www.climatechange.ayicc.net/ ) organizzato dall'African Youth Initiative on Climate Change (AYICC), sarà un punto di incontro per i giovani africani che potranno trovarsi assieme e discutere su questioni relative ai cambiamenti climatici, tra cui il ruolo dei giovani nei vari progetti di adattamento alle nuove condizioni di vita, sensibilizzazione verso queste tematiche e loro partecipazione, biodiversità e partecipazione attiva ai negoziati UNFCCC.
Il summit è aperto ai giovani provenienti da tutta l'Africa interessati e coinvolti in iniziative volte ad affrontare il tema del cambiamento climatico.Vi saranno varie sessioni informative e vari workshop su questo tema che spazieranno dall'attuale conoscenza scientifica all'effettivo appoggio politico.

Il link per il modulo della domanda di partecipazione in formato doc è disponibile alla pagina http://www.climatechange.ayicc.net/?p=20 del First African Youth Initiative on Climate Change (AYICC).


domenica 4 luglio 2010

Un caldo rovente


Realizzato dalla DG Ambiente, "Un caldo rovente" è un fumetto per giovani e adulti scaricabile in versione italiana su: http://ec.europa.eu/environment/climat/campaign/pdf/weather_it.pdf .

Il mondo si fa sempre più caldo. Il clima sta cambiando e abbiamo ondate di caldo come questa. E tempeste, inondazioni, alluvioni e altri tipi di catastrofi naturali. Tutto viene raccontato da un pompiere ad un bambino.

Vengono discussi anche altri tipi di problemi, come il calore che viene sprecato nelle nostre case con gli spifferi d'aria da sotto le porte e attraverso le finestre che non si chiudono bene e il conseguente innalzamento del riscaldamento.

Un racconto utile per i bambini, ma soprattutto per gli adulti.

venerdì 2 luglio 2010

CAMBIAMENTI SULLA SUPERFICIE TERRESTRE


di Sabrina Masiero

Grazie alle foto ottenute dai satelliti nel corso degli anni di varie regioni sulla Terra, è possibile osservare il rapido cambiamento della sua superficie. L'effetto di queste variazioni è dovuto in parte al cambiamento climatico, in parte all'urbanizzazione, al disboscamento, agli incendi dolosi provocati dall'uomo o alle inondazioni.
Riportiamo a titolo di esempio, il caso della deforestazione in Bolivia, dello scioglimento del ghiacciaio Ama Dablam dell'Himalaya, della polvere che si alza sulla regione Liaoning in Cina e della notevole riduzione di dimensioni del Lago Ichkeul nel nord della Tunisia.

La deforestazione in Bolivia



Puntiamo lo sguardo sulla Bolivia, in particolare su un'area di foresta tropicale che si trova ad est di Santa Cruz de la Sierra, in Bolivia. Fin dalla metà degli anni 80' l'insediamento in nuovi territori di persone provenienti dall'Altopiano delle Ande e lo sviluppo su grande scala dell'agricoltura (il cosidetto Progetto di Tierras Baja) ha comportato la deforestazione dell'area. A sinistra, com'era la zona il 17/06/1975, in centro il 10/0/1992, a destra il 01/08/2000.
Crediti: Landsat Mission. NASA/USGS.

Sulle vette dell'Ama Dablam



In foto, il Ghiacciaio Ama Dablam della catena dell'Himalaya. L'immagine di sinistra risale all'autunno del 1956, quella di destra è stata scattata il 01/11/2007. La vetta più alta dell'Ama Dablam è di circa 7.000 metri e si trova proprio a sud del Monte Everest e del Monte Lhotse, nella regione Khumbu. Nonostante la prima foto sia in bianco e nero, è ben evidente il ritiro dei ghiacciai soprattutto ai piedi della vetta.
Crediti: Erwin Schneider (foto del 1956), Association for Comparative Alpine Research, Monaco, Archivi di Alton Byers, the Mountain Institute; Alton Byers (foto del 2007), the Mountain Institute.

Un giorno di polvere



Della polvere sta oscurando la maggior parte della regione Liaoning in Cina e la parte nord-ovest della Corea. L'immagine di sinistra è stata scattata il 23/03/2002, in un giorno relativamente luminoso, quella di destra il 08/04/2002 col cielo ricoperto di polvere. I temporali trasportano su grandi distanze non solo la polvere di minerali dai deserti cinesi e mongoli, ma anche l'inquinamento prodotto dall'agricoltura, dall'industria e dalle fonti energetiche. La polvere asiatica è arrivata molto lontano, fino al Colorado (USA). Nubi dense di polvere bloccano in modo considerevole la luce solare, che influisce sulla produzione del plancton marino e comporta un abbassamento della temperatura a livello regionale.
Crediti: Multi-angle Imaging spectroradiometer (MISR) della NASA, GSFC/LaRC/JPL/MISR Team.


Una sosta in Tunisia



Il Lago Ichkeul nel nord della Tunisia. L'immagine più in alto è stata fatta il 14/11/2001, quella più sotto il 29/07/2005. Il livello dell'acqua è alto, ma una buona parte del lago è di coloro rosso, a causa della presenza di piante acquatiche. Il Lago Ichkeul e le aree paludose rappresentano il punto in cui sostano centinaia di migliaia di uccelli migratori che arrivano per nutrirsi e nidificare. E' l'ultimo lago rimasto in quella catena che un tempo si estendeva su tutto il nord Africa, ora fortemente deterioratasi a causa della costruzione di tre dighe che hanno ridotto quasi tutto l'afflusso di acqua dolce. Il governo tunisino è impegnato annualmente a mantenere l'acqua dolce nel lago e a ridurne la salinità.
Crediti: NASA/GSFC/METI/ERSDAC/JAROS e U.S./Japan ASTER Science Team.

Fonte: Global Climate Change - Eyes on the Earth: http://climate.nasa.gov/stateOfFlux/index.cfm .








martedì 22 giugno 2010

TURISMO INVERNALE: I GUAI DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI

Il turismo invernale è uno dei settori economici che subirà le maggiori perdite a causa dei cambiamenti climatici. Attualmente, la Linea di Affidabilità della Neve (LAN), data dall’altitudine media oltre la quale le precipitazioni nevose e la temperatura garantiscono almeno 100 giorni all’anno con 30 cm di neve, è situata a circa 1.500 metri di quota [47]. Attualmente, dei 266 comprensori sciistici presenti in Italia solo 167 sono al di sopra dei 1500 metri. La situazione peggiorerà se la temperatura aumenterà. Angelini e Cetara hanno mostrato [1] che la LAN aumenterà di 150 metri per ogni °C di aumento della temperatura. La tabella 1 sintetizza za i risultati mostrati nel loro lavoro.

Aumento di Temperatura

Nuovo valore della

Linea di Affidabilità della Neve

Stazioni Sciistiche sopra la Linea di Affidabilità.

1°C

1650 metri

131

2°C

1800 metri

88

4°C

2100 metri

30

Tabella 1



Pertanto, un numero sempre inferiore di impianti potranno garantire un servizio affidabile e continuo: ad esempio, un aumento di 1°C porterà ad avere solo 131 stazioni sciistiche che garantiscono almeno 100 giorni all’anno con 30 cm di neve., e così via. Gli stessi autori affermano che la Valle D’Aosta, il Trentino, il Piemonte, la Lombardia, l’Alto Adige ed il Friuli Venezia Giulia subiranno pesanti conseguenze del previsto aumento della LAN. In particolare, il Friuli Venezia Giulia è pesantemente a rischio.

[1]
P. Angelini, Luca Cetara, Data and elaboration on the Italian Alpine and Pre-Alpine Ski Stations, Ski Facilities and Artificial Snowmaking , MATTM e Accademia Europea di Bolzano-EURAC 2007

lunedì 21 giugno 2010

CAMBIAMENTI CLIMATICI - L'EFFETTO SERRA : Parte I

Cominciamo con l’analizzare la radiazione solare, di cui abbiamo già parlato. Premettiamo che ogni corpo emette radiazione elettromagnetica. La Terra emette radiazione elettromagnetica (che chiameremo radiazione terrestre), il Sole emette radiazione elettromagnetica (la radiazione solare), e così via. La radiazione emessa dai corpi fu studiata e spiegata da grandi fisici del passato (stiamo parlando di fine ‘800 ed inizi del ‘900), come Planck, Boltzmann, Wien ed altri. Planck derivò la formula per calcolare la radiazione emessa da un corpo, dove, per la prima volta, si introdusse il concetto di quanto, che tanto doveva sconvolgere la fisica moderna. Questa radiazione non dipende dalle proprietà del corpo che la emette, ma solo dalla sua temperatura.
La figura 1 mostra la tipica radiazione di corpo nero in funzione della lunghezza d’onda emessa: maggiore è la temperatura, minore è la lunghezza d’onda emessa. Poiché la lunghezza d’onda è inversamente proporzionale alla energia della radiazione (ometto le formule matematiche, che possono essere comunque trovate su libri di testo o su wikipedia) , le radiazioni emesse ad alta energia sono quelle con lunghezza d’onda più piccola, che corrispondono all’ultravioletto (al mare o in montagna, infatti, ci proteggiamo proprio da questi raggi).
La figura 2 mostra la radiazione entrante misurata da satelliti posti al di fuori dell’atmosfera: corrisponde alla radiazione emessa da un corpo di 5800 gradi kelvin, la temperatura del sole. Pertanto, pensare che sulla terra arrivi radiazione elettromagnetica da pianeti, come Giove o Saturno, è sbagliato: questi corpi non hanno la temperatura necessaria per emettere lo spettro di radiazione che è stato misurato dai satelliti (per esempio, Giove ha una temperatura media al di sotto di zero gradi centigradi). Ma ritorniamo a noi.
La radiazione terrestre è stata misurata dai satelliti e corrisponde ad una radiazione emessa da un corpo di 290 gradi kelvin (vedi Figura 3). E’ radiazione termica, diversa da quella che arriva dal sole (a sinistra nella figura). Chi ci legge potrà forse esclamare: “ Capito. E l’effetto serra cosa c’entra?”. E’ presto detto. Considerando la sola radiazione solare, la temperatura della terra dovrebbe essere al di sotto di zero gradi centigradi (questo dato si ottiene da calcoli dovuti a Fourier nel 1827!!), valore di gran lunga inferiore a quello che la nostra esperienza quotidiana ci indica. Questa differenza è dovuta all’atmosfera, che riflette la radiazione terrestre sulla superficie, contribuendo all’aumento della temperatura.
Questo fenomeno, conosciuto da circa 2 secoli, si chiama effetto serra (in analogia con quanto succede in una serra, dove i vetri riflettono il calore interno ma fanno passare la luce esterna). I gas dell’atmosfera che contribuiscono a questo fenomeno si chiamano gas serra. Il lettore attento potrà chiedersi: “Ma come? Non tutti i gas dell’atmosfera riflettono la radiazione terrestre? E perché?”. Alcuni gas, che assorbono la radiazione terrestre, “cambiano” il proprio stato rotazionale e vibrazionale. Questi “cambi”, per le leggi della meccanica quantistica, comportano l’emissione di radiazione termica che provoca il riscaldamento della Terra, con un effetto di tipo “ rimbalzo sulla Terra”.
Per fortuna, però, non tutti i tipi di gas presenti nell’atmosfera possiedono questa proprietà. L’Azoto e l’Ossigeno che formano il 99% circa dei gas atmosferici, non la posseggono mentre l’anidride carbonica, il metano, i clorofluorocarburi (i gas freon, per intenderci), il vapore acqueo e molti altri gas contribuiscono all’effetto serra.
Abbiamo spiegato perché avviene l’effetto serra ed a cosa è dovuto. Vediamo ora come contribuisce all’aumento della temperatura terrestre. La figura 4 mostra i flussi, misurati da satellite, delle radiazioni solari e delle emissioni terrestri. Non entrerò nei dettagli, ma un semplice calcolo delle radiazioni in ingresso e in uscita mostra che la Terra si riscalda, mentre l’atmosfera si raffredda. L’effetto serra, quindi, è responsabile del riscaldamento (e della vita) del pianeta. Il lettore potrà, però, chiedersi se vi sia stato in questi anni un effettivo riscaldamento del pianeta e se questo sia dovuto all’emissione di anidride carbonica o altri gas serra da parte dell’uomo, come riportato da vari giornali e fonti scientifiche. Cerchiamo di rispondere, come sempre, con dati scientifici alla mano. La temperatura è stata sempre misurata da stazioni sparse nel mondo e, a partire dalla fine dagli anni settanta, anche da satelliti. La temperatura globale media, come si vede nella figura 5, è aumentata sensibilmente in tutti questi anni, con una tendenza attuale di aumento di circa 0,2 gradi centigradi per decennio.
Chiediamoci se questo aumento di temperatura è dovuto alle attività umane che provocano l’emissione di gas serra. La risposta può sembrare scontata: un aumento delle concentrazioni di gas serra comporta un “rimbalzo” sulla superficie di una maggiore quantità di radiazione terrestre, con conseguente aumento della temperatura. Occorre, però, rispondere anche ad altre domande: quali possono essere i gas serra responsabili di questo aumento? Sono emessi dall’uomo o seguono una tendenza naturale e ciclica? Ve ne sono alcuni che contribuiscono maggiormente rispetto ad altri? E quali dati scientifici possono supportare queste affermazioni? Vi sono altri effetti che possono portare ad un incremento della temperatura globale? Sono domande importanti, non solo da un punto di vista scientifico, ma anche per le scelte di politiche ambientali ed economiche da intraprendere. Ne parleremo diffusamente nel prossimo articolo.

CAMBIAMENTI CLIMATICI -PARTE 1 : L'ALBEDO

Questo post è il primo di una serie volta a descrivere, in maniera divulgativa, i principali fattori che governano il riscaldamento ed i cambiamenti climatici della Terra. Cominceremo con il più intuitivo di tutti: l’albedo. La Terra e la sua atmosfera intercettano la radiazione elettromagnetica solare (che porta calore e di cui la luce visibile è solo una parte) e ne riflettono una frazione, chiamata albedo, nello spazio esterno. La Terra diventa più fredda se l’albedo aumenta, poiché diminuisce la quantità di radiazione solare assorbita. Viceversa, la Terra si riscalda se l’albedo diminuisce: aumenta, infatti, la radiazione solare assorbita. In sintesi: se l’albedo aumenta la Terra si raffredda, se l’albedo diminuisce la Terra si riscalda. Analizzeremo alcune cause naturali e poi vedremo come l’azione dell’uomo può cambiare l’albedo, con conseguenze sulla temperatura terreste e sul clima.
La neve riflette quasi tutta la radiazione solare che la colpisce. Pertanto, quando la neve si scioglie, l’albedo diminuisce provocando un aumento della temperatura (ricordate? Se l’albedo diminuisce la temperatura aumenta) che, a sua volta, fa sciogliere altra neve e, quindi, provoca un ulteriore aumento di temperatura. Questo fenomeno continua fino al raggiungimento di un equilibrio termodinamico, ma comporta un aumento complessivo della temperatura e, quindi, del riscaldamento terrestre. Uno dei motivi per cui è importante che i ghiacciai non si sciolgano è legato a questo fenomeno: uno scioglimento dei ghiacciai comporterebbe, oltre all’innalzamento dell’acqua, una diminuzione dell’albedo con conseguente aumento di temperatura ed effetto a catena di scioglimento dei ghiacciai. Le nuvole, invece, riflettono la radiazione solare e quindi contribuiscono globalmente ad aumentare l’albedo ed a raffreddare la Terra. Anche gli aerosol (le particelle sospese nell’atmosfera a causa di eventi naturali, come eruzioni e tempeste di sabbie, o dell’inquinamento dell’uomo) riflettono la radiazione solare, aumentando quindi l’albedo, anche se la variazione nella loro composizione può comportare alcune variazioni nel potere riflettente.
Le attività dell’uomo legate alla deforestazione e all’agricoltura possono portare ad una diminuzione dell’albedo e, quindi, ad un riscaldamento globale. Ad esempio, nelle foreste tropicali gli alberi sono tagliati e rimpiazzati con suolo ancora più scuro a scopo di coltivazione. In questo caso, la radiazione solare assorbita aumenta ( i colori scuri assorbono maggiormente la luce, mentre il bianco la riflette) e la temperatura aumenta. Pertanto, la deforestazione e la cattiva gestione dei terreni agricoli possono contribuire ad aumentare la temperatura terrestre. Alcune immagini satellitari mostrano come le zone di città con costruzioni di colore scuro siano molto più calde di zone delle città che hanno giardini, piante ed alberi, esattamente come succede per il suolo scuro delle foreste. Anche le scelte costruttive e di politica urbanistica possono, quindi, influenzare il riscaldamento della Terra. Nel prossimo post, parleremo proprio di questo trattando di un argomento non molto affrontato: le isole di calore urbano.