sabato 21 gennaio 2012

Costa Concordia: è già contaminazione ambientale


La nave Concordia della flotta della Costa Crociere era partita mercoledì 11 gennaio da Cagliari e venerdì aveva fatto tappa a Civitavecchia da cui era salpata alla volta di Savona, terza tappa di un viaggio di otto giorni nel Mediterraneo.

Alle 21,45 di venerdì 13 gennaio, durante un passaggio ravvicinato di fronte al porto del Giglio che il comandante poi definirà "manovra turistica", la Concordia si incaglia sugli scogli. A bordo ci sono più di 4.200 persone tra equipaggio e passeggeri.


Subito dopo l'impatto lo scafo comincia a imbarcare acqua e si inclina sul fianco destro.


Con un forte ritardo iniziano le operazioni di evacuazione dei passeggeri e del personale. I battelli di salvataggio vengono calati in mare con molta difficoltà perché urtano contro lo scafo della nave che si sta inclinando dalla parte opposta
Panico e calca di fronte alle principali uscite, prima di poter salire sulle scialuppe, passeggeri in fuga sul ponte della nave già inclinata: battelli di salvataggio non utilizzabili dal lato in acqua, gli altri non sufficienti per l'intero equipaggio e i passeggeri.


Al momento vi sono venti dispersi nell'elenco ufficiale della Costa Crociere e 12 i morti recuperati in mare.

«Il recupero del carburante è tra i primi obiettivi, ma prima di tutto rimane il recupero delle persone. L'attività di ricerca dei dispersi continua e si conserva ancora la speranza di trovare persone in vita, ma comunque l'obiettivo è quello di ritrovare le persone dichiarate disperse, non rintracciate e che potrebbero trovarsi all'interno del relitto» ha affermato il Capo del Dipartimento della Protezione Civile, Franco Gabrielli, appena nominato Commissario Delegato all'Emergenza. Ma al tempo stesso, ha precisato Gabrielli, «dobbiamo cominciare quanto prima l'attività di recupero del carburante. E quindi ho chiesto al comitato scientifico di mettermi nelle condizioni di poter decidere su questo al più presto».



«Noi siamo concentrati su quelle 2.400 tonnellate di carburante» ha continuato Gabrielli «ma non dobbiamo dimenticare che in quella nave ci sono olio, solventi, detersivi. Tutto ciò che serve ad una cittadina di 4 mila persone». Il petrolio è contenuto in 13 casse, una parte a dritta, un'altra a poppa e nel vano motore. «Con del vapore si fa uscire il petrolio poi raccolto con una manichetta e trasferito in una cisterna. Dal vapore si immette acqua nella cassa per mantenere stabile nave» è quanto è stato raccontato durante una conferenza stampa tenuta ieri dopo la riunione con il consiglio scientifico. Il tratto di mare intorno alla nave sarà circoscritto di pannelli per limitare la diffusione di un'eventuale fuoriuscita di petrolio.


Qui sopra, sommozzatori e capitaneria di porto stanno lavorando continuamente per recuperare i passeggeri a bordo di Costa Concordia. Fonte: Corriere della Sera.


Il Corriere della Sera dedica questo speciale alla Tragedia del Giglio: http://www.corriere.it/cronache/speciali/2012/la-tragedia-del-giglio/ . Il riassunto iniziale è tratto da questo speciale come tutte le immagini.


Un'immagine subacquea del relitto riprese dalla Guardia di Finanza rievocano quelle spettacolari di qualche film. Fonte Corriere della Sera/Olycom.

Sabrina

martedì 3 gennaio 2012

Nuovi studi sul surriscaldamento del permafrost artico


di Umberto Genovese


Mentre i segnali di una catastrofe ambientale di enorme portata sta allarmando seriamente gli scienziati, il massimo interesse della politica mondiale pare concentrata su “escortate” come il mantenimento in vita dell’attuale modello di sviluppo economico piuttosto che il benessere del pianeta e la democrazia dei popoli. L’ideologia che è alla base del disastro planetario lungi dall’essere messa pubblicamente sotto accusa [1] viene ancora strenuamente difesa da ottusi ottuagenari e i loro poco più giovani lacché, tant’è che tutte le conferenze internazionali sul clima sono miseramente fallite – l’ultima è quella di Durbans in Sud Africa – per miopi interessi di bottega.

Il dipartimento americano per l’energia (DOE) ha iniziato un programma di ricerca per indagare gli effetti sul clima se i 1500 miliardi di tonnellate di carbonio organico congelati nel permafrost della fascia artica (Siberia, Canada, Alaska, Nord Europa) dovessero essere scongelati dal riscaldamento globale [2].

Questo programma – dal costo di 100 milioni di dollari – si chiama Next-Generation Ecosystem Experiments (Ngee) e serve per sviluppare un raffinato modello di simulazione di come microbi del suolo, piante e acque sotterranee possono reagire e controllare l’immensa quantità di carbonio [3] immagazzinato nella tundra artica. Il modello climatico che uscirà da questo esperimento verrà incluso nei modelli previsionali dell’andamento climatico terrestre per i prossimi 50-100 anni.

Il programma cercherà di analizzare gli effetti del cambiamento climatico dalla più piccola scala molecolare fino alle dimensioni delle cellule climatiche ambientali che misurano dai 30 ai 100 km di lato.

Altre ricerche precedenti avevano stimato che un riscaldamento di 2,5 ° C nell’Artico entro il 2040 potrebbe causare il rilascio tra i 30 e i 63 miliardi di tonnellate di carbonio [4.] Le attuali emissioni globali di CO2 derivate dalla combustione di combustibili fossili, la deforestazione e le altre attività umane sono stimate complessivamente di oltre 10 miliardi di tonnellate l’anno.

I ricercatori sono particolarmente preoccupati per il fatto che che il disgelo del permafrost rilascerà il carbonio nell’atmosfera principalmente sotto forma di metano [5], un gas serra molto più potente del biossido di carbonio, che potrebbe accelerare il riscaldamento globale con conseguenze difficilmente immaginabili [6].
La squadra di progetto Ngee coinvolgerà circa 50 ricercatori ed è una collaborazione tra i laboratori del dipartimento di energia nazionale e l’Università dell’Alaska Fairbanks.

Il programma Ngee probabilmente verrà esteso anche ad altri ricercatori internazionali che vorranno includere zone artiche fuori dall’Alaska.

Fonti:
http://www.nature.com/news/permafrost-science-heats-up-in-the-united-states-1.9681

[1] Il Punto Triplo dell’Umanità: http://ilpoliedrico.altervista.org/2011/10/il-punto-triplo-dellumanita.html

[2] Il Global Warming esiste davvero: http://ilpoliedrico.altervista.org/2011/10/il-global-warming-esiste-davvero.html

[3] Le forme principali di carbonio immagazzinato nella tundra artica sono anidride carbonica e metano.

[4] Alto rischio di disgelo del permafrost: http://www.nature.com/nature/journal/v480/n7375/full/480032a.html

[5] Una analoga preoccupazione era stata espressa su questo Blog: Meteorologia e riscaldamento globale: http://ilpoliedrico.altervista.org/2010/02/meteorologia-e-riscaldamento-globale.html

[6] La tossicità del metano per l’attuale ecosistema si mostra nei modi più impensati: Le nubi nottilucenti e il buco nell’ozono artico: http://ilpoliedrico.altervista.org/2011/11/le-nubi-nottilucenti-e-il-buco-nellozono-artico.html .

Pubblicato inizialmente su Il Poliedrico: http://ilpoliedrico.altervista.org/, in particolare su: http://ilpoliedrico.altervista.org/2011/12/nuovi-studi-sul-surriscaldamento-del-permafrost-artico.html .

Umberto

La stagione degli uragani 2011 negli Stati Uniti


L'uragano Irene visto dallo spazio. Credit: NOAA/NASA.


La serie di satelliti GOES della NASA forniscono ogni trenta minuti informazioni satellitari per gli Stati Uniti sulla formazione di uragani e cicloni che si abbattono durante la stagione degli uragani. GOES-11 e GOES-13 forniscono dati nell'infrarosso e nel visibile per la parte occidentale e orientale degli Stati Uniti e per la zona del Pacifico orientale e dell'Oceano Atlantico.

La stagione degli uragani nel 2011 è ora disponibile in questo video del NOAA:

http://www.youtube.com/watch?v=fX7Q-0QuID4

I satelliti GOES hanno operato da parte del National Oceanic and Atmopheric Administration. NOAA ha dato poco pubblicato online questo video del satellite GOES-13 che ci conduce attraverso i 19 cicloni tropicali che si sono formati durante la stagione degli uragani 2011. Il progetto GOES della NASA viene gestito dal Goddard Space Flight Center a Greenbelt, Maryland.

Per ulteriori informazioni sull'attività degli uragani e per i dati di GOES-13 ricavati ogni singolo mese si visiti la pagina: http://goes.gsfc.nasa.gov/text/goes13results.html#2011_alley.jpg


Il satellite GOES-13 della NASA ha preso un'immagine davvero impressionante catturando ben quattro sistemi tropicali nell'Oceano Atlantico lo scorso 8 settembre 2011. L'uragano Katia nell'Atlantico orientale tra le Bermuda e la costa orientale americana; il ciclone tropicale Lee che ha toccato e distrutto le coste nord orientali degli Stati Uniti; il ciclone tropicale Maria nell'Oceano Atlantico centrale e il ciclone tropicale Nate nella Baia di Campeche, nel Golfo del Messico. Credit: NAS/NOAA GEOES Project.


La stagione degli uragani è terminata ufficilamente lo scorso 30 novembre 2011 ed è stata una stagione molto attiva. L'animazione del satellite GOES-13 mostra i 19 cicloni tropicali, di cui sette sono stati elevati allo stato di uragano e tre di grande uragano. Questa è stata la stagione più ricca di uragani dal 1995. L'uragano Irene e il ciclone tropicale Lee sono stati sicuramente quelle che hanno fatto più notizia: Irene per la sua devastazione in vari stati e Lee per le sue forti piogge e le innondazioni che hanno seminato molto pericolo e morte. Lo stato del Vermont ha registrato il record di precipitazioni e alcune delle innondazioni più gravi mai registrate.

Secondo il NOAA, "l'uragano Irene ha avuto effetti nei Caraibi, negli Stati Uniti, portando 43 morti e rapprensentando la maggior devastazione con danni pari a 7,3 miliardi di dollari. Irene è stato il primo uragano nel New Jersey degli ultimi 108 anni".

Il National Hurricane Center del NOAA ha riferito che le prime otto tempeste tropicali non hanno raggiunto lo stato di uragano, un record che non si aveva da quando sono iniziati gli studi e la catalogazione, nel 1851.

Si può consultare la pagina Hurricane Page Archive for 2011 della NASA che racoglie l'archivio dati degli uragani del 2011: http://www.nasa.gov/hurricane

Fonte Rob Gutro, NASA's Goddard Space Flight Center, Greenbelt, Md.
http://www.nasa.gov/mission_pages/hurricanes/features/2011HurricaneSeason.html
Video disponibile su: http://www.youtube.com/watch?v=fX7Q-0QuID4
Altre informazioni su: NOAA National Oceanic And Atmopheric Administration: Active 2011 Hurricane Season Breaks "Hurricane Amnesia": http://www.noaanews.noaa.gov/stories2011/20111128_endofhurricaneseason_2011.html
NASA Hurricane Archive: http://www.nasa.gov/mission_pages/hurricanes/archives/index.html
Informazioni sull'uragano Irene: http://www.nasa.gov/mission_pages/hurricanes/archives/2011/h2011_Irene.html
Informazioni sul ciclone tropicale Lee: http://www.nasa.gov/mission_pages/hurricanes/archives/2011/h2011_Lee.html

Sabrina

lunedì 2 gennaio 2012

Come sta cambiando il sistema climatico terrestre

La Terra attualmente è in un periodo di riscaldamento. Nell'ultimo secolo, la temperature media è aumentata di 0,6°C; negli ultimi due decenni, il tasso di riscaldamento del nostro pianeta è accelarato e i ricercatori prevedono che la Terra continuerà ad aumentare la propria temeperatura per tutto il corso del XXI secolo.
C'è motivo per preoccuparsi?

Il nostro pianeta, in realtà, è stato testimone di periodi di caldo estremo, come durante il periodo in cui i dinosauri erano i padroni indiscussi del pianeta. La Terra ha vista pure periodi di grandi glaciazioni, le ere glaciali, con cicli di circa 11 000 anni, almeno negli ultimi milioni di anni. Di conseguenza, il cambiamento è forse l'unica costante nello storia della vita sul nostro pianeta,che ha un'età di 4,6 miliardi di anni.

I ricercatori hanno pure constatato che vi sono due nuovi importanti risultati su cambiamento climatico. Il primo è il fatto che il globo terrestre si sta scaldando con una rate molto alta, maggiore di qualsiasi altro incremento registrato finora. Il secondo risultato è che gli essere umani sono la causa principale di questo aumento di temperatura. Dalla rivoluzione industriale, che è iniziata alla metà del 1800, gli uomini hanno raggiunto una posizione predominante in termini di cambiamento dell'ambiente terrestre e dell'impatto sul suo sistema climatico.

Dal 1900 la popolazione umana è raddoppiata e raddoppierà ancora. Oggi più di 7 miliardi di persone vivono nel mondo. Dalla combustione di quantità di carbonio e petrolio, che sono in aumento, abbiamo raggiunto livelli di anidride carbonica nell'atmosfera del 30%. L'anidride carbonica è un gas serra che intrappola il calore vicino alla superficie.

Gli esseri umani stanno colpendo il sistema climatico anche in altri modi. Per esempio, abbiamo trasformato circa il 40% della superificie abitabile della Terra per far posto ai nostri campi coltivati, alle nostre città, alle strade, ai pascoli di bestiame... Abbiamo anche rilasciato enormi quantità di smog, di particolato nell'atmosfera (o aerosol) inquinando l'aria che respiriamo. Il modificare la superficie terrestre e l'introdurre aerosol in atmosfera possono sia aumentare che ridurre la copertura nuvolosa. Così, oltre che col guidare la temperatura media globale, gli esseri umani sono anche in grado di influenzare le precipitazioni e la siccità in tutto il mondo.

Al momento i ricercatori hanno prove concrete di tale influenza umana. Sicuramente, però, più dati e più ricerca saranno necessari per meglio comprendere e quantificare il nostro impatto sul sistema climatico del nostro pianeta.

Fonte NASA SCIENCE Earth - How is the global earth system change? :
http://science.nasa.gov/earth-science/big-questions/is-the-global-earth-system-changing-and-what-are-the-consequences/

Sabrina